S’aveva da fare…

Una breve premessa. Se pensiamo che per ricoprire un ruolo nelle istituzioni serva un pezzo di carta, o che il pezzo di carta misuri valore e capacità delle persone, allora stiamo mettendo in dubbio le fondamenta della nostra stessa Repubblica, dove una bracciate può diventare Ministro, o dove un partigiano può diventare Presidente della Repubblica. Ce lo insegna Giuseppe di Vittorio. Ce lo insegna Sandro Pertini. Me lo insegna mio nonno, Idelmo Pivanti, che con la seconda elementare divorava qualunque libro e nel 1961 ha fondato il PCI a Turate.

Se dall’altra parte poi blateriamo mettendo in dubbio le competenze di chi ha anche quel pezzo di carta perchè “chissà cosa c’è dietro” allora abbiamo problemi di bipolarismo, in senso psichiatrico non politico. La chiudo qui.

Questa breve riflessione è scaturita dopo una discussione con una persona che stimo in una delle tante riunioni pre e post crisi di governo.

Ed effettivamente è questa la domanda che è frullata in testa a molti: ma per forza si doveva fare questo governo??
Provo a dare la mia risposta, di una persona che non ha avuto un’univoca lettura della cosa, anzi spesso ondeggiavo tra le due opinioni (voto o governo)…ma lasciando sempre parlare la Politica al posto delle sensazioni momentanee.

Dobbiamo prima di tutto fare un ragionamento e capire per noi cosa sono e cosa rappresentano le nostre Istituzioni.

Se pensiamo che le Istituzioni siano un qualcosa fuori dal tempo, imperturbabili ed immutabili, in grado di reggere qualunque urto politico e di piazza, allora la scelta migliore sarebbe stata quella di andare al voto. Tanto il nostro paese potrebbe, seguendo questo ragionamento, reggere l’urto di qualunque governo e qualunque politiche. Le Istituzioni resterebbero uguali a sé stesse.

Però facendo un ulteriore passaggio, le Istituzioni sono fatte da persone, esseri umani che sono espressione del paese, dell’elettorato, del voto. E quindi non sono imperiture, ma vivono, mutano, cambiano “a immagine” (ovviamente prendendo in senso lato) di chi le occupa.

E la seconda domanda che dobbiamo porci e la seguente: Le nostre Istituzioni sarebbero rimaste identiche dopo aver visto il passaggio di personaggi come Salvini a Palazzo Chigi, Claudio Borghi all’economia, Armando Siri all’economia oppure Pillon alla Famiglia? Possiamo dire che dopo questo passaggio tutto rimarrebbe esattamente come prima? Le nostre libertà civili sarebbero rimaste tali?

E qui capiamo che nel medio periodo (che in Italia può anche essere anni il medio periodo, tanto siamo un paese lento), la formazione di questo governo inedito era l’unica scelta possibile e realizzabile.

“Governo non eletto dal popolo”, “Manovra di Palazzo”. Sono solo retorica e percezione, e curioso che sia la Lega ad invocare queste parole, visto che è il partito che governa la Lombardia da 25 anni e ha governato con Berlusconi per ben 4 volte.

“E allora il piddì?”, certo, in questi anni ne abbiamo sentite di ogni dal punto di vista delle aggressioni verbali, e governare insieme ora non è cosa da poco, ma anche questo era l’unico modo per “parlamentarizzare” il dibattito nella società, e portare quel dissenso e quel malessere oggettivamente presente dai social (e quindi dall’insulto) all’aula (e quindi al dibattito politico). Dura da digerire, ma è così.

Non scriverò buon lavoro, perchè non stiamo salvando il mondo dall’apocalisse, ma stiamo provando a dare una visione differente ad un paese che ha disperatamente bisogno di recuperare cultura e consapevolezza politica di sé e del mondo che lo circonda.

Poi vengono tutti i discorsi su alleanze organiche o non organiche, medio-lungo periodo, classe dirigente etc. etc. ora non è il momento…

Ma un augurio non sta mai male…