È la storia che conta

Ma che fai, un articolo che parla del PD lo apri con l’immagine di una tazzina di caffè?

È l’ora nella quale scrivo meglio, l’ho detto una marea di volte. Doccia rinfrescante a fine giornata, caffè e quasi pronto per svuotare il cervello prima di dormire. Ma ovviamente prima di spegnere tutto pensi a ieri, a oggi e al domani.

L’incontro sulle “Carte Comuniste” mi ha fatto riflettere non poco. In quella sala non c’era solo il valore storico dei documenti e dei fatti, c’era molto di più. C’erano tante persone con una storia, una storia forte da raccontare e inevitabilmente le loro storie si sono reintrecciate tra loro in quella sala. Storie che hanno un valore enorme. E lo si sentiva nei commenti e nei ricordi dei singoli presenti.

E ad un certo punto mi sono chiesto “e la mia storia dov’è? A che punto è?”.

A 28 anni porsi questa domanda ha un che di patologico però…

Domani ci sarà l’Assemblea del Partito Democratico, l’ultima del ciclo iniziato nel 2013 (parliamo di ciclo politico non di mandati dei singoli). E non posso negare che politica e partito siano degli aspetti fondamentali della mia vita almeno per la metà della stessa. In camera mia ho un servo immobile al quale, oltre a giacche e giacconi appendo anche tutti i cordini, badge o simili di assemblee ed eventi vari. Ne ho contate più di 600 tra tutto quanto, almeno da quando ho cominciato a catalogarli metodicamente in cartelle con foto.

Ma ce n’è una che più di altre merita di essere raccontata, ed è quella che mi ha fatto riflettere di più perchè forse, senza saperlo, ha condizionato più di tutte la mia storia.

Era il giorno 11 Dicembre 2015, GDay svolto da un mesetto e a tre giorni ci sarebbero state le votazioni per il nuovo Segretario Provinciale del PD, e manco a dirlo mi ero speso non poco per uno dei due candidati (come se fosse una novità farmi “il mazzo” ad ogni occasione). Ma tutto stava filando bene, personalmente e politicamente, anche se di lì a poco tutto sarebbe cambiato.

Mi ero appena svegliato, e avrei dovuto passare la giornata con la mia fidanzata dell’epoca (in effetti non c’è un periodo nel quale non ricordi di essere stato innamorato di una persona, o dell’idea stessa di quella persona, il problema sono stati gli esiti successivi, ma questa è un’altra storia) per poi in serata andare ad un’assemblea GD da me convocata per presentare i due candidati alla Segreteria PD e fare un bilancio di un gran bell’anno.

Di botto rientra in casa mio padre, dicendo che non stava per niente bene e non riusciva più a muovere il braccio sinistro. Sapevo cosa stava succedendo ma mi rifiutavo di crederlo, di corsa lo carico in macchina e lo porto al pronto soccorso più vicino. In poco tempo entra, e gli viene diagnosticata una piccola ischemia cerebrale (da lì in poi sarebbero subentrati una serie di casini di salute che persistono ancora oggi). Nel momento nel quale viene ricoverato mi squilla il cellulare: “Buongiorno, è l’ospedale Valduce di Como, abbiamo l’esito dello screening al seno di sua madre, l’oncologa vorrebbe parlare con lei?”.

Mollo in camera mio padre (che nel frattempo si era già ripreso), e porto a Como mia madre. Diagnosi: tumore al seno, da operare entro un mese, e tante lacrime. Veramente tante. E nel frattempo avevo già fatto la spola non so quante volte tra Como e Saronno, i due ospedali “della giornata”. E nel frattempo pensavo anche alla sera, alla fidanzata alla quale ho dovuto dare buca (ma fortunatamente informata di quanto stava accadendo)…e a come la mia paura e obiettivo più grande fosse riuscire ad essere presente per tutti, senza lasciare nessuno indietro.

Finita la giornata…ho fatto la cosa che andava fatta. Mi sono presentato all’assemblea, anche se avrei potuto demandarla ad altri di cui mi fidavo. Avevo forse, anzi sicuramente, questioni ben più serie da affrontare. E nessuno avrebbe potuto dire a, b o c.

Eppure sono riuscito, in quella giornata nefasta che mi ricorderò per sempre, a portare a termine ogni cosa e ad essere presente per tutte le persone per le quali dovevo esserci.

Non posso non pensare a quel giorno, e ad accostarlo all’assemblea di domani. Mio padre è stato dimesso ieri, e mia madre ha finito la chemioterapia (per un altro tumore però, non lo stesso citato sopra) da una settimana. Eppure domani sarò in assemblea, come sono stato presente per chiunque in qualunque istante. Senza dire nulla, perchè ci dovevo essere. Nessuna scusa. E in ogni giorno della mia vita ho ricordato quell’assemblea e ho agito come quel giorno, sono riuscito ad essere sempre dove dovevo essere in quell’istante preciso.

Forse per la persona più importante non ci sono mai stato, per me non ci sono mai stato. Ma non voglio la medaglia, ho scelto questa storia da raccontare, la mia storia da scrivere, che è quella che un domani farà la differenza.

E domenica? Vero, potrei andare a farmi un giro, con qualcuno magari, o riposarmi. Ma no, ci saranno i congressi in Lombardia, e dovrò essere presente, per tutti quelli che hanno visto qualcosa in me in questi anni. Forse tutto questo sbattimento non ha senso, alla fine i risultati potrebbero essere inferiori al livello di sforzo di questi anni.

Ma non importa.

Perchè è la storia che conta. E come la raccontiamo.