Il Manualetto – Capitolo II: Rabbia e Sdegno

Com’è cominciato tutto? A volte per gioco mi siedo e provo a ricostruire come sono finito qui a scrivere queste poche righe a puntate stile Beautiful (ma molto più noiose…), con lo scopo però di ricordare quali sono le motivazioni che mi hanno spinto a mettermi in questo lungo e difficile cammino.

Premessa: perchè essere eletti o ricoprire un ruolo è un mezzo per, mai un fine in sè. Se si fa politica solo per accumulare cariche e titoli, prima o poi il gioco viene scoperto. E poi sono dolori.

Quando dico “faccio politica da metà della mia vita” è vero, perchè la prima volta che ho respirato quella parola avevo 14 anni.

Seconda premessa: ho sempre saputo che mio nonno è stato un militante del PCI nonchè tra i fondatori della Sezione di Turate nel 1961 insieme a suo fratello, ma sono stati echi lontani con personaggi che ho sempre sentito nominare in casa (emblematico il caso della videocassetta de “La spada nella roccia” nella quale per errore mio nonno nei primi minuti aveva registrato un’intervista a Bertinotti…un’infanzia traumatica).

Era quasi Natale, 18 dicembre anno 2004. Spesso andavo a farmi qualche aperitivo in paese, poca roba ovviamente, un crodino o una coca cola (e non è che ora sia andato molto oltre). Mio padre stava chiacchierando con un suo vecchio professore e parlando del recente commissariamento del Comune di Turate. Al che il mio vecchio (mio padre…sì chiamo mio padre “il mio vecchio” oppure Pivanti) esclama “Ma non si può far qualcosa??? Per fare qualcosa di diverso per questo paese!!”. Il suo vecchio prof. lo guarda e gli dice “Parliamone dopo le feste”.

Ebbene, a gennaio 2005 era già nata la lista “Decidere Insieme” e io, ancora quattordicenne, venni intruppato per fare le grafiche dei santini, il sito web e tutto il contorno (molto primitivo se paragonato a quello che c’è oggi). Risultato finale: elezioni del 3 e del 4 Aprile 2005, pochissimi voti e nessun eletto, ma un gran divertimento per aver provato a costruire qualcosa di buono.

Il gruppetto continua a lavorare a fasi alterne, con contatti con le altre liste, ma nulla di più fino alle elezioni successive…anche se quelle del 2010 furono un’altra storia.

Bisogna arrivare al 2008 per trovare la mia vera ragione. Nell’estate di quell’anno avevo fatto fare da mio padre una richiesta di visto turistico (da mio padre perchè ero ancora minorenne) per portare in Italia regolarmente una persona a me molto molto cara. Il visto venne negato, giornate di pianti disperati ma non demordo. Decido di fare tale richiesta a nome mio (nel frattempo avevo compiuto 18 anni) nel periodo natalizio, sempre di quell’anno. Visto negato per la seconda volta. Altri pianti disperati, conscio del fatto che questa “giostra” di dinieghi non poteva continuare in eterno, soprattutto perchè economicamente dispendiosa.

E a quel punto o la va o la spacca. Presi carta e penna (o mouse e tastiera se preferite) e mi misi subito dopo il periodo festivo a scrivere a chiunque spiegando le ragioni dei due dinieghi e concludendo con un “sono disperato, aiutatemi con questo visto” (metaforicamente). E il giorno dopo ricevetti una telefonata, una di quelle che ti cambia la vita per sempre.

Una Senatrice della circoscrizione estero rispose al mio appello, e mi chiamò a casa. Non ci credevo, mi sembrava tutto troppo strano e tutto dannatamente grande rispetto a me. Eppure, tempo due mesi, ottenni quel visto e quella persona venne in visita in Italia. E il giorno 7 maggio 2009 visitai per la prima volta il Senato della Repubblica e conobbi quella Senatrice. E tutto ebbe inizio da quel giorno.

Avevo capito che una buona politica e buone politiche potevano fare davvero la differenza, potevano veramente cambiare in positivo la vita delle persone, e decisi che anche io avrei potuto, col tempo, essere un piccolo “artefice” di queste politiche.

Ma se ci fate caso, questi due racconti hanno un qualcosa di comune, un gesto, un no detto in un preciso momento. Un no dovuto al senso di sdegno per qualcosa che non funziona, alla rabbia di essere impotenti davanti a quella cosa che non ci piace ma soprattutto alla voglia di provare a cambiarla, a fare meglio.

Ed è quello che fa partire tutto, per tutti. Ciascuno ha avuto il proprio “No” e il momento nel quale sdegno e rabbia sono diventate volontà di cambiare qualcosa, e di costruire qualcosa di più grande. Ed è qui che ciascuno deve trovare la propria ragione per fare politica. Non basta pensare di essere bravi, non basta credere di averlo dentro o qualcuno che ci dice quanto siamo bravi. Dobbiamo essere in grado di identificare chiaramente in ciascuno di noi quel momento che ha cambiato tutto. Quel cambiamento che costa una fatica immane, che costa una vita intera, e probabilmente sappiamo dentro di noi che non lo otterremo mai, ma andremo sempre avanti lottando per ottenerlo.

Come mio padre nel 2004, come me nel 2008. Altrimenti, se vogliamo ottenere solamente il proprio quadratino di legittimità, allora è meglio occuparsi del proprio orto, sicuramente ci sono molti meno sacrifici e più soddisfazioni.