Il Palazzo. Quello vero.

Speravo di scrivere un primo post differente, soprattutto dopo l’ultimo week-end dove ho respirato un po’ di aria buona (in senso politico).

E invece la settimana ci ha dato questa bella “sorpresa”. Io ho sentito una volta un Senatore, un compagno, affermare che “per fare una scissione ci deve essere almeno una ragione politica, una che sia una”. Ebbene, questa volta non la vedo, per niente.

Con la scelta difficile di governare abbiamo dato un’immagine diversa al paese, quella di un partito che tutto sommato riesce a fare quadrato intorno ad un minimo di progetto politico. Ma questa scelta ci avrebbe imposto un livello di unità politica e parlamentare enorme, un vero partito adamantino. E soprattutto, ci avrebbe portato a dover ragionare in modo nuovo, differente. Troppo bello. Troppo difficile.

E lunedì ci siamo svegliati ancora con chi, pur di mantenere uno strapuntino di potere, ha scelto ancora di dividere un progetto politico, un’idea, e di tornare indietro. Tenendo conto che, più sei piccolo, più hai potere solo su te stesso.

Perchè si tratta solo di questo, di palazzo, di potere. Di un mero calcolo di “quanti me ne prendo?” e “quanto conto?”.
Sono abbastanza cinico, e abbastanza realista da capirne la ragione, ma non il senso.

Il Partito Democratico è nato nel 2007 per superare le divisioni e dare una casa plurale al centrosinistra. E vedere l’ennesimo segretario andarsene mette in crisi quel progetto, che a fatica prova ad andare avanti.

Ma tanto, chi ha potere vuole maggior potere. Conta solo quello oramai. Mi chiedo come persone che sono nate da ambienti simili ai miei, ai nostri, possano essere arrivati ad un livello tale di cinismo. Tale da mettere in discussione e da giocarsi le emozioni e la credibilità dei militanti, degli amministratori, delle persone che ogni anno vengono alle Feste dell’Unità.

“Colpa delle Correnti!!”, dice sempre qualcuno. E di solito chi lo dice pensa sempre “è colpa di tutte le altre correnti tranne la mia”. Siamo onesti: la politica è fatta di relazioni, contatti. Ma anche idee e proposte. E certo anche di potere, il problema è quando l’unico fine è il potere e non il dare un futuro al paese e fare il bene del paese.

Ma oramai il dato è tratto. Buona fortuna, soprattutto quando si voterà. Ma a chi farà la scelta (che rispetterò) di andarsene e costruire altro, lancio un piccolo memento: non basta fare un commentino, non basta fare “la prima donna”. Costruire Politica nel territorio è faticoso, “la terra l’è bassa”, e quindi buon lavoro.

Ah, ultima nota: vi ricordate il “la faccia come il culo?”. Non aggiungo altro, perchè penso che la politica sia qualcosa in più di un insulto in romanesco.

Non usiamo la scissione come alibi. Abbiamo ancora le speranze di generazioni, di persone, del nostro popolo. Non tradiamoli, almeno noi che restiamo con i nostri e i loro sogni.

Sogniamo ancora nel Partito Democratico, c’è tanto futuro da prenderci. Alla fine far politica è solamente immaginare un futuro migliore per chi ci sarà domani.