Parliamone. Episodio I: Facciamo i Conti

Carta, penna, calamaio e calcolatrice e via. Ad una settimana dal voto se ne sono sentite di ogni.

“Ha vinto tizio”. “No, ha vinto caio”. “Sempronio e Fulano insieme fanno più degli altri”. Bello eh, si può iniziare a ragionare in politichese. Triple alleanze carpiate a quattro, governissimi dell’opposizione e dittature della maggioranza.

Ma prima si parte dai numeri. E questa volta non dirò “è un’analisi tutta mia”, perchè sono numeri, e i numeri mi spiace non mentono mai. E la sfortuna di aver fatto ingegneria è che (quando mi ricordo di essere anche ingegnere) i numeri ogni tanto riesco a leggerli. Mettiamo insieme numeri e politica e si crea nel mio cervello un’esplosione di piacere.
Da qui partiamo.

CAMERA DEI DEPUTATI – SENATO DELLA REPUBBLICA

Primo dato da analizzare è l’affluenza. Nonostante si sia parlato di code alle urne, c’è stato un calo compreso tra il 2 e il 3%

La coalizione sconfitta clamorosamente in queste elezioni è stata quella del centrosinistra, che lascia sul campo quasi l’8%, perso quasi interamente dal Partito Democratico. Ma non ha senso in questo caso parlare di coalizione poichè i Partiti satelliti nel centrosinistra si mantengono stabilmente nel loro complesso tra il 3% e il 4%.
Mentre nel caso del centrodestra ha senso parlare di coalizione in quanto ci sono comunque due blocchi considerevoli e considerevolmente vicini che sono Lega e Forza Italia, con due peculiarità.
In cinque anni la lega ha guadagnato 4,5 milioni di voti, ben 13 punti percentuali, mentre Forza Italia ne ha persi ben 7, da solo quasi quanto la coalizione di centrosinistra. E questa perdita non è giustificabile con la prima scissione del 2013 tra PDL e NCD, poichè la formazione Noi Con L’Italia-UDC mantiene sostanzialmente inalterato il numero di voti rispetto a 5 anni prima, dove l’UDC di Casini non era alleato del centrodestra ma in coalizione con Mario Monti e Scelta Civica.
Il Movimento 5 Stelle invece guadagna ben 7 punti, il che, data la natura “solitaria” del Movimento, lo rende il primo partito a livello nazionale.

Come si sono spostati i voti, visto che si può sostanzialmente considerare inalterata l’affluenza? Sicuramente il 7% che ha perso Forza Italia è andato interamente alla Lega, che oltretutto ha guadagnato ulteriori punti, punti che sono da ricercarsi nell’astensione. Detto terra terra, rispetto a 5 anni fa c’è stata un’astensione di un elettorato differente.
Il flusso elettorale invece da PD a Movimento 5 stelle è lampante, numericamente quasi identico. Questo però è dovuto ad una volatilità dell’elettorato, non ad una effettiva sistemicità del voto. Nel 2013 PD e Movimento 5 stelle erano quasi alla pari, mentre ora c’è stato un vero e proprio spostamento in massa di voti.

COMPARAZIONE CAMERA – SENATO

Dire che i giovani votano una cosa piuttosto che un’altra non è corretto, perchè come si può vedere da quest’analisi comparata dei voti tra Camera e Senato. Nessuna forza è votata in preponderanza dai giovani. Il Movimento 5 Stelle tra camera e senato guadagna solamente lo 0,46%, così come il PD perde solamente lo 0,40% tra le due camere. Non sono numeri tali da dare un carattere giovanilistico ad una forza piuttosto che ad un’altra.

REGIONALI

Nelle elezioni regionali invece il quadro cambia, anche se non molto. Dire che la coalizione di centrodestra ha vinto sarebbe un eufemismo. Ha stra-vinto. Umberto Ambrosoli nel 2013 ha perso solamente di 4%, mentre oggi il distacco è di 20 punti percentuali. E in un sistema elettorale maggioritario c’è poco altro da sfrucugliare. Il centrosinistra ha perso, così come le altre coalizioni.

CONCLUSIONI

Oggi mi baso solamente sui numeri. E con questi numeri per quanto riguarda il livello nazionale nessuna forza politica è in grado di formare un governo. Lungi da me l’idea di proporre un governo PD-M5S (al quale sono profondamente contrario), ma il flusso di voti tra queste due forze è lampante. E ciò è dovuto alla mancanza di un gioco “d’attacco” da parte del centrosinistra, che ha puntato a conservare il proprio elettorato storico, che in ogni caso ha tenuto. La parte fluida e mobile invece, in cerca di risposte, ha preferito il messaggio di altri.

Invece per quanto riguarda la Lombardia, il dato cambia lievemente e va cercato nella società lombarda, lievemente differente dal resto della penisola. Qui un centrosinistra, dato inizialmente più competitivo, è stato visto come un partito delle elite culturali, mentre le elite imprenditoriali han preferito l’usato garantito del centrodestra, seppur Gori abbia tentato in tutti i modi di dialogare con quei mondi tradizionalmente non del centrosinistra. Il Movimento 5 Stelle in Lombardia non sfonda, per due motivi essenzialmente: il voto di protesta viene interamente riversato nella Lega, e di conseguenza il Movimento cerca di darsi un profilo meno di protesta e più di governo, che però resta “fumoso” e non sfonda nell’elettorato lombardo.

Questi sono solo i numeri, nel prossimo episodio l’analisi tutta politica.