Un gioco interessante.

Una mia risposta all’articolo di Andrea Romano comparso su Democratica

Si sa, non sono mai stato un fan di Democratica, in quanto lo ritengo un po’ fazioso. O meglio, seppur la fazione sia la “mia”, non lo trovo un punto di vista oggettivo (e si può essere sia oggettivi che di parte, sembra un controsenso, eppure non lo è). Ma resta comunque una lettura meritevole per un elettore di centrosinistra.

Questa mia risposta all’articolo sopra citato non vuole essere l’analisi di un fine politologo, ma quella di un bravo cristo che si fa il mazzo nel Partito Democratico. Che ha contato in campagna per il referendum 1200 km percorsi, e in questa campagna elettorale più di 5000 (ovviamente parlo solo di quelli guidati dal sottoscritto, altrimenti il numero sarebbe ben più superiore).

Ed è un gioco quantomeno interessante, immaginarsi cosa sarebbe successo se il 4 dicembre 2016 avesse vinto il sì.

Sono fermamente convinto che l’attuale situazione politica sia figlia primogenita e diretta di quel voto, non tanto nel risultato, quanto nelle modalità. E ancor di più figlio della bocciatura del doppio turno dell’Italicum.

Non serve a nulla dire che con una vittoria del sì avremmo avuto un ballottaggio Gentiloni contro Tizio. Prima di tutto perchè non avremmo avuto un governo Gentiloni e non sarebbe emerso come figura rassicurante e di governo quale è stato, nè tanto meno potremmo prevedere un risultato che rientra nell’imponderabile.

Avremmo avuto un parlamento monocamerale, e ok. Avremmo saputo in tempo brevi la formazione del governo, e anche quello ok. Ma il punto vero è il cambio di dialettica politica, che sta causando una marea di cortocircuiti. Oggi stiamo ragionando tutti con una “mente” politica maggioritaria in un parlamento che è oggettivamente proporzionale. Mentre con una vittoria del sì avremmo ragionato con un’ottica maggioritaria in un parlamento finalmente maggioritario. Adatto alle formazioni politiche (TUTTE le forze politiche) in campo oggi.

E avremmo eliminato così il vizio di forma che dal ’94 è stato instillato nella testa degli elettori.

Purtroppo però, anche nel nostro campo si fa in fretta a cadere in una damnatio memoriae, commettendo così errori simili nel tempo, come dimenticare in fretta le battaglie per le quali abbiamo sputato sangue.

Dedicato un po’ anche a chi durante il referendum si è dato “fuoco” nel nome della Costituzione (tra i quali annovero destri destri e sinistri sinistri in egual misura) al canto “ci troveremo un governo così di Salvini e Di Maio”, e oggi invece in modo malconcio e macilento rischiamo di trovarci un governo…Salvini e Di Maio.